François Hébel
Les règles de la vision
A che animale somiglia questo fotografo che vede meglio di notte, all'imbrunire, o magari sotto un cielo in tempesta? Luca Campigotto sembra fotografare questi paesaggi da una posizione nascosta. Li affronta per carpire una verità, una storia costituita di immagini molto evocative, e senza nessuna didascalia che ci chiarifichi quale è la drammaturgia in corso. In queste sue fotografie, così belle da contemplare nei dettagli, c'è un atteggiamento di caccia e insieme di analisi.
Le vedute sono rese complesse dal sovrapporsi di trasformazioni dovute alla mano dell'uomo, o a una natura che anche quando parrebbe tranquilla egli invece riesce a farci percepire rumorosa grazie a un’infinità di elementi ben leggibili – sia naturali che artificiali, infinite tracce della Storia.
Nelle foto dei porti i dettagli sono enormi. Una prua occupa i due terzi di un’immagine, il ponte di una gru segmenta la foto in varie parti, un ammasso di cavi suggerisce l’immensità di una nave, i riflessi dei transatlantici che aspettano i viaggiatori o il bagliore di un negozio lasciano presumere l’attività umana. L’orizzonte, lontano da questi primi piani imponenti, completa le informazioni della fotografia.
Sugli edifici storici il lavoro è impostato in modo meno duale e la luce viene usata come su una scena teatrale. Forte sui monumenti principali, progressiva sul contesto. Sono immagini in cui regna qualcosa di elettrico, come se gli edifici fossero scolpiti al laser, illuminati frontalmente e anche dietro come un raffinato ritratto di studio.
Così, muovendo dai dettagli, Luca Campigotto riesce a trasmetterci sentimenti e informazioni con immagini forti e originali stampate in grande formato, da decifrare con calma. La riuscita paradossale del suo lavoro, curatissimo dal punto di vista della postproduzione, è che che fa appello ai nostri sensi più che all’iperrealismo di cui è frutto.
Questo sguardo sull’Italia che sembra furtivo, preso da lontano, di notte, senza figure umane, restituisce da nord al sud tutta la profondità della storia. Il fardello dell'eredità di un paese che ha spesso inventato e reinventato l’arte è la sfida che gli artisti delle nuove generazioni sono chiamati ad affrontare. Luca Campigotto ha trovato la sua risposta in un uso meditato della fotografia e, al tempo stesso, in un corpo a corpo senza intermediari con la natura materica del suo paese. Questo approccio felino permette di vedere molto di più di quanto il nostro sguardo possa cogliere. La visione è selettiva e al tempo stesso amplificata, piacevole e brutale, calma e, per opposizione, tacitamente rumorosa. Le sue sono immagini che non hanno bisogno di spiegazioni e trasmettono subito un’emozione, salvo assorbirci poi nella narrazione muta che riesce a suscitare.
Testo per il catalogo Les règles de la vision, ICC Parigi, 2016
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